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Il setting relazionale in psicoterapia

In un “setting relazionale” il “linguaggio-oggetto” circola e crea “segni”; Per segni s’ intendono oltre che i gesti veri e propri, anche oggetti che possono attirare, incuriosire, spaventare, dare stimoli , proponendosi anche come “associazioni libere”. Oltre ad associazioni, deduzioni, modelli di azione possono anche presentarsi dei momenti di crisi, che possono formare le resistenze, i blocchi emotivi, le difese o le ossessioni. Tutte queste “espressioni” includono, in qualche modo, anche lo psicanalista che partecipa attivamente ai conflitti, alle contrapposizioni, alle partecipazioni positive, ai comportamenti evitanti, agli abbracci, che servono per rappresentare il mondo emotivo-affettivo del paziente; tali manifestazioni, creano dei “trasferimenti”: il linguaggio del transfert.

Ricorderemo in Freud, nei suoi primi lavori psicoanalitici, in cui ha posto l’attenzione sull’importanza della sessualità infantile, dell’affiorare delle pulsioni represse, delle immagini simboliche, delle percezioni, delle traduzioni metaforiche e, per tale motivo, si sottolinea il ruolo dello psicologo per trovare interpretare e leggere nel modo più corretto le sfumature della relazione instaurata che sono di primaria importanza al lavoro terapeutico ed ai cambiamenti necessari per promuovere i meccanismi di sviluppo psichico-emotivo.




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